13 aprile 2019

00:10

L’altro giorno ho parlato di te con qualcuno che non ti ha mai conosciuto.
Anzi no, ho parlato di quello che è successo tredici anni e un giorno fa con qualcuno che non ti ha mai conosciuto.

Era una mattina come tredici anni e un giorno fa e c’era il sole, proprio come tredici anni e un giorno fa. Io facevo, a differenza di tredici anni e un giorno fa, la parte dell’adulto, spiegando a chi faceva la parte del bambino come funzionano le cose che ti fanno stare male e, in particolare, quelle che puoi e che non puoi cambiare.

Quando fai la parte dell’adulto, ci sono cose che non sono facili da spiegare a chi fa la parte del bambino e io ho pensato che fare degli esempi avrebbe aiutato.

Ho iniziato a raccontare la storia di quel mercoledì e, mentre parlavo, mi sono accorto che i ruoli si erano invertiti e, chi faceva la parte del bambino, stava ora facendo la parte dell’adulto ascoltando, in un silenzio composto e profondo, il bambino che si fa piccolo in cerca di protezione mentre racconta un brutto sogno fra le braccia della mamma.

Mi sono sentito bambino tante volte, ma forse mai come l’altro giorno, mi sono sentito protetto, capito, rassicurato e proprio da chi era lì per essere protetto, capito e rassicurato.

Ci portiamo dentro quel giorno di cui, il solo ricordo, ci fa perder ogni parvenza di sicurezza, destabilizzando la vita da grandi che stiamo vivendo, ma intorno a noi, o meglio, insieme a noi, camminano piccole vite che ci guidano, facendosi guidare.

Buco
 




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