13 aprile 2022

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Quando te ne sei andato, abbiamo accumulato tutte le foto che siamo riusciti a trovare. 

La fotografia digitale ci aveva già regalato centinaia di scatti poco interessanti, con pessime composizioni, ma che sanno catturare la spontaneità e l’ingenuità dei nostri vent’anni.


Scattare una foto è diventato così semplice che quasi annoia e ne stiamo perdendo l’interesse, ma le foto ci permettono di raccontare una storia a chi resta quando noi andiamo via, che parla di noi, dei nostri sogni, dei nostri desideri ma, anche, di niente.

Che belle sono le foto che non dicono niente! Le foto di un paio di scarpe, del cartello stradale di un paese con un nome che sembra stupido, del numero di un parcheggio, di un posacenere pieno di mozziconi…


Alcune delle foto che non parlano di niente, in realtà, parlano di noi e della vita vissuta attorno a quello scatto. 

Le altre, invece, mi raccontano una storia che non so interpretare, di momenti tuoi, delle cose in cui non mi hai coinvolto e di quelle di cui non mi importava.

Sono proprio queste foto che mi piacciono di più perché mi permettono di sognare di te e di chiedermi cosa pensassi in quei momenti a me sconosciuti.


Le foto dei vent’anni, che siano digitali o diapositive, raccontano storie di quando impari a diventare grande e di quello che costruisci lungo la strada, per te e per le persone a cui la strada devi ancora mostrarla.


Tu non sei arrivato fino a qui, ma tutte queste fotografie provano che sei parte della storia di tante persone, di tanti ricordi, avventure e anche di tanti momenti noiosi e banali, condivisi o privati.


Buco