13 aprile 2014

02:33

Sette anni insieme. Otto anni separati.
La matematica non mente: siamo più separati che insieme.
Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, temevo che questo giorno sarebbe arrivato.
E così mi sono preparato: fin dal primo momento ho fatto tesoro di tutto ciò che mi potesse ricordare te, ho accumulato quasi maniacalmente oggetti, scritti, pensieri e ricordi, tutto insieme e tutto pronto per il momento in cui avrei iniziato a dimenticare 
Una sorta di biografia che inizia con la fine e finisce con il nostro primo incontro, io da solo in un posto che non conosco e noi insieme in un posto che conoscevamo fin troppo bene (ci pensi mai a come sarà diventata la nostra scuola?), un’arma carica per affrontare la minaccia più grande che mi sia mai stata rivolta: “Coraggio, passerà”.
Passerà un cazzo.
Noi non la faremo passare.
Quante volte me lo sono ripetuto, quante volte mi sono attaccato al dolore come fosse un salvagente di piombo, quante volte mi sono fatto trascinare fin a quasi toccare il fondo, quante volte…
Ma poi eccoci qua, tutti a galla e con la testa fuori, annaspando di tanto in tanto, ma respirando a pieni polmoni, che alla fine è l’unica cosa che conta se vuoi continuare a vivere, e senza bisogno di feticci o di attingere ricordi dalla cassaforte del passato perché certe cose non si fanno cancellare dal tempo, ma ti rimangono sotto la pelle come un tatuaggio.
Ci ho visto piangere e ci sto vedendo ridere, ognuno a proprio modo, ma non più a denti stretti perché lo esige la forma e la buona educazione, no, ci vedo ridere perché ci sentiamo di farlo, perché abbiamo pianto, tutti insieme, e ci siamo consolati avendo la forza di far nostra tua mancanza sentendoti con noi in ogni momento.

Pensavo ci avessi lasciati soli, ma ora quasi mi sembra che tu sia andato via proprio per non lasciarci mai soli e, nonostante tutto, siamo qui tutti insieme, anche oggi, a dirti che ti vogliamo bene e che ci manchi.