Io mi ricordo come è stato compiere diciotto anni.
Ricordo bene quel giorno perchè ci arrivi pensando che sia un grande traguardo, anzi, l’inizio di qualcosa di grande. Tutti ne parlano con eccitazione per mesi prima, organizzano feste, comprano vestiti, scrivono inviti…
Io ero solo.
Nessun amico, niente ragazza, zero interessi. Mi trascinavo, apatico, dal suono della sveglia all’ora di andare a letto, giocavo a calcio perchè si faceva così, andavo a scuola a (non) studiare materie che non mi interessavano, vestivo vestiti che non mi appartenevano.
Qualche mese dopo la mia vita è cambiata grazie a te. Tu e la nostra amicizia siete stati i miei 18 anni, il mio “grande inizio”.
Grazie a te e alla tua presenza sono uscito dal torpore che mi ha accompagnato per tutta l’adolescenza, sei stato motore delle scelte più importanti che ho fatto quegli anni e, insieme a te, ho trovato gli amici che ancora mi accompagnano, ho sperimentato affetti e scoperto interessi che, in un modo o nell’altro, coltivo ancora.
Io non sono sicuro che tu sappia quanto bisogno avevo di te, anzi, probabilmente neanche io, viziato ed egoista, ero pienamente cosciente dell’impatto che la tua amicizia ha avuto sulla mia vita. Non è un’esagerazione dire che la mia vita, per la quale mi sento così fortunato, esiste anche grazie a te.
Ripensando alla nostra amicizia con la maturità dei quarant’anni (come ti sarebbero piaciuti i quarant’anni!), mi sento molto in difetto perchè ciò che mi hai dato, cosciente o no, è molto di più di quanto io ho dato a te.
Specialmente quando leggo i tuoi post adolescenziali, ogni tanto, mi chiedo dov’ero io in quei mesi tra il 2005 e il 2006 e se avessi potuto fare di più per aiutarti, in qualunque casino tu fossi, se la mia presenza, perchè in certe situazione l’unica cosa che puoi fare è esserci, sia stata sufficiente.
Purtroppo, conosco la risposta.
Viziato ed egoista? Forse, ma forse solo distratto: non sufficientemente concentrato su chi aveva un grosso credito nei mie confronti.
Come mi sarebbe piaciuto vedere l’epilogo di quella storia, scoprire cosa aveva in serbo per noi il futuro. Saremmo ancora amici o ci saremmo lasciati allontanare dalle correnti della vita? Tante domande senza risposta.
Quello che so è che sono stato diciotto anni senza di te, un istante con te, altri lunghissimi diciotto anni senza di te.
Per quanto questi ultimi siano accompagnati da un buco tremendo che ancora oggi, mentre scrivo il mio diciottesimo post adolescenziale, mi fa piangere come un bambino, nonostante la solitudine dell’aver avuto bisogno solo di te proprio perchè tu non non c’eri, quella profonda confusione che per anni mi ha accecato facendomi sbattere contro i muri ogni volta che provavo a fare un passo, nonostante la rabbia profonda, autodistruttiva, crudele e il frastornante senso di impotenza, nonostante tutto questo, compatisco i miei primi diciotto anni e quell’apatico ragazzetto senza amici.
Qualche giorno dopo che te ne sei andato, una persona che sapeva di cosa stava parlando, mi ha detto che tu saresti sempre stato parte di me. A lungo l’ho presa come una frase fatta, da bigliettino dei Baci Perugina, e solo in tempi recenti ho capito davvero cosa significa.
Tu sei parte di me perchè, con te, io sono diventato io. Con te, e grazie a te, ho costruito gli strumenti che ho usato per creare questa vita, dalle insignificanti cazzate fatte insieme, ai discorsi “profondi” di chi pensa di aver capito tutto, tutto questo è una parte di me, che esiste solo grazie a te, e che ha giocato un ruolo in questi ultimi 18 anni.
Un altro debito che spero, un giorno, di poter saldare.
Buco.